Mentre Roma apre le porte nell’anno del giubileo, così l’antica azienda agentiera Pampaloni ha aperto venderdì 29 Gennaio quelle del suo negozio in una delle vie più di tendenza della capitale per celebrare la collezione silverwear 2016 con la special edition “Il sacco di Roma”.

E’ stato Il Sacco di Roma a decretare la differenza tra saccheggiare una cultura con ignoranza barbarica oppure contenerla al suo interno proteggendola dalle aggressioni. Se nei secoli addietro fu distrutta la culla della cultura latina oggi si restituisce a Roma un contenitore simbolico. Un messaggio culturale che l’Azienda Pampaloni, una delle più antiche case di argenteria italiana (anno 1902), promuove dalle vetrine di Via Bocca di Leone 91 a Roma. Nel contesto di Alta Roma è stata presentata la nuova borsa creata dalla stilista Maria Giulia Parapini per celebrare la collezione SilverWear2016 della maison Pampaloni: il secchiello, realizzato con pellami pregiati dagli artigiani fiorentini, in cavallino o in pelle nera, con il simbolo della freccia (arrow) emblema della casa argentiera fiorentina.

“Una freccia felice sul corpo della borsa. Vola folgorante, colpisce al fianco, penetra l’immaginazione”.

Dall’uso inedito di accessori metallici rivestiti di palladio, metallo prezioso inalterabile, con pelle di ineccepibile qualità nasce SilverWear: una linea di accessori esclusiva, sofisticata ed ironica che con la sua irriverenza incarna lo stile provocatorio Pampaloni. Con il contributo della stilista Maria Giulia Parapini, in arte Muia, le linee dai temi “casalinghi” che spaziano dal vassoio “Tray”, al perno centrale delle oliere “Cruet”, alla collezione “Frame” fino a delle forchette che guarniscono elegantissime clutch di pelliccia “Fork and fur”, si arricchiscono oggi con Il Sacco di Roma. Protagonista indiscussa è la freccia: “Arrow”, simbolo dell’azienda che attraverso il suo scoccare traccia il percorso degli artisti della tradizione argentiera.

La partecipazione alla settimana dell’alta moda a Roma di questa storica azienda argentiera è frutto di un lavoro che esalta il valore dell’alto artigianato con il design e la creatività.
Va inoltre premiata l’apertura di un’attività commerciale in una delle vie più eleganti della capitale, una scelta imprenditoriale non semplice, ma atta a valorizzare il mercato produttivo e commerciale del territorio.
Per la prima volta l’imprenditore Silvio Berlusconi ha partecipato ad un evento di moda in AltaRoma. E c’era da aspettarselo per un’azienda storica come quella di Pampaloni che ha realizzato il calice dato in dono dal capo della comunità ebraica a Papa Francesco in occasione della sua visita. Da non dimenticare anche le sue collaborazioni negli anni con i Presidenti della Repubblica Italiana Scalfaro, Ciampi e Napolitano.
Ma le vere étoiles della serata sono state i modelli della collezione SilverWear 2016: creazioni della stilista Maria Giulia Parapini, in arte Muia, per la Maison Pampaloni.
L’affascinante uso inedito di accessori metallici rivestiti di palladio, (metallo prezioso inalterabile) trovano forma nelle decorazioni della pregiatissima pelle toscana. Le più apprezzate sono state quelle dalla forma di un vassoio, “Tray”, quelle con il perno centrale delle oliere “Cruet” e le elegantissime clutch di pelliccia: “Fork and fur”.
Ma la protagonista della serata è stata quella con il simbolo dell’azienda “Arrow” e chiaramente “Il Sacco di Roma”.
Dopo i grandi acquisti del Presidente Silvio Berlusconi, le bellissime signore del jet set romano hanno ammirato (e comprato…anzi “saccheggiato”…) i pezzi rimasti della collezione esposta confermando il “battesimo” del Sacco di Roma.
L’opening è stato celebrato con un successo di pubblico (circa 300-400 persone intervenute nel corso delle tre ore dell’evento) con la presenza di autorevoli personaggi della finanza e dell’imprenditoria, dello sport (Danilo Palmucci 38 volte campione assoluto di triathlon), attori ed esponenti della cultura (Cosimo Cinieri, Maria Francesca Ventura, Irma Palazzo), la scrittrice americana Milissa Grant, e Patrizia Finucci Gallo, dell’arte (l’architetto e scenografo di fama internazionale Gaetano Castelli), della politica ed istituzioni (Corrado Felici, Direttore Unindustria Frosinone; Gennaro Di Leva PREMIO “Personalità Europea 2015”).
Ma il momento “dell’alta moda” è stato rappresentato dalla visita di Gigliola Curiel (la mamma Raffaella era troppo stanca dopo la sua sfilata del mattino, ma ha mandato i saluti) con la quale Gianfranco Pampaloni ha instaurato subito un feeling che li vedrà magari insieme in una prossima collaborazione.

Il “Sacco di Roma” in pillole
Il saccheggio di una città, a partire dall’assedio di Troia, è sempre stato nel nostro immaginario collettivo. Fin da piccoli siamo stati portati a percepire la drammaticità di alcuni momenti della storia attraverso le cronache di questi avvenimenti, spesso raccontate in modo spettacolare dal cinema.
Roma, essendo la città eterna e l’Impero da conquistare per eccellenza, di sacchi ne ha subiti tantissimi. Basti pensare che l’espressione “Sacco di Roma” è diventata comune nel nostro vocabolario per esprimere l’aggressione ai danni di una civiltà.
Il primo sacco di Roma documentato è quello del 18 luglio del 390 a.C da parte dei Galli Senoni, una popolazione celtica stanziatasi sulle rive dell’Adriatico all’altezza di Senigallia. Si tratta di uno degli episodi più traumatici della storia di Roma, noto come la sconfitta Gallica (Clades Gallica).
Roma, dopo, diventerà praticamente invincibile per circa 8 secoli. Infatti, solo nel 410 d.C. arrivarono i Visigoti di Alarico I, una popolazione di origine scandinava, che con le loro migrazioni, contribuirono alla crisi e alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Sant’Agostino vide in questo saccheggio addirittura un segnale della prossima fine del mondo, inflitta da Dio alla capitale del paganesimo.
Passeranno soltanto altri 45 anni e un altro assedio riuscì a superare le grandi Mura Aureliane della città: stiamo parlando del Sacco di Roma del 2 giugno del 455 compiuto dai Vandali, una popolazione di origine germanica. I Vandali, portando via i tesori dai palazzi e dai templi più importanti della città e rapendo la vedova e le figlie dell’imperatore Valentiniano, acquisirono una fama sinistra per l’eternità.
Il Sacco del 472, caratterizzato da una faida interna all’Impero Romano d’Occidente, tra Antemio e il suo genero Ricimero, non ha lasciato un ricordo indelebile come i fatti precedenti.
Più grave fu invece l’incursione saracena contro Roma dell’anno 846, che venne attuata da truppe saracene, africane e sarde, poiché attestò uno dei primi contrasti religiosi tra la civiltà cristiana e l’Islam.
Un altro Sacco di Roma, estremamente cruento fu quello del 1084, conseguente alla Lotta delle Investiture, in quel periodo tra i secoli XI e XII caratterizzato dai contrasti tra il Papato e l’Impero. I Normanni, dopo aver liberato il Papa, dettero inizio a devastazioni selvagge e al saccheggio della città.
L’ultimo Sacco di Roma è quello del 1527 da parte delle truppe dei Lanzichenecchi, soldati mercenari provenienti dalle regioni tedesche. Il suo ricordo, ancora vivo nei romani, non è dovuto al fatto che è l’episodio più recente ma alla violenza di questi soldati. Al tempo del Sacco, la città di Roma contava 55 mila abitanti. Alla fine di quell’anno drammatico, la popolazione di Roma, fu ridotta quasi alla metà, dalle violenze o dalle malattie.
Nel 2016, dopo 489 anni, ritorna la storica espressione “Sacco di Roma”, ma stavolta al positivo, per un evento organizzato nella capitale dall’Argenteria Pampaloni, un’azienda ultracentenaria (fondata a Firenze nel 1902), nota per le sue creazioni in argento, dal design originale ed elegante, capace di esprimere l’evoluzione stilistica di un segmento importante dell’artigianato italiano.
Dall’incontro tra una delle più antiche case di argenteria italiane e la stilista Maria Giulia Parapini in arte Muia con il “Sacco di Roma” nasce una nuova linea di accessori, che va ad affiancare la collezione SilverWear 2016.

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