Raffinati ed eleganti ma anche casual e sportivi: ancora oggi i guanti sono l’accessorio che fa la differenza.

La Senna – Giovanni Boldini – 1895

Un tema indubbiamente attualissimo quello dei guanti, dal 9 Marzo 2020 infatti, sono diventati compagni indispensabili in molte attività quotidiane. Guanti in vinile, nitrile, lattice, polietilene, materiali sintetici che se da una parte proteggono dal virus, di contro sono spesso anche causa di irritazioni ed allergie. Pensare che fino a qualche decennio fa costituivano un accessorio indispensabile per completare e rendere impeccabile il look degli uomini ma anche delle donne. Il loro utilizzo non era legato esclusivamente ad un fattore estetico e funzionale (coprirsi dal freddo durante la stagione fredda) ma fino alla metà del Novecento, rivestivano una importante funzione igienica, riparando le mani da eventuali germi stazionanti in luoghi pubblici. Non sembra essere cambiato molto dunque e, ancora oggi i guanti sono l’accessorio che fa la differenza.

La storia dei guanti si perde nella notte dei tempi ed in particolare nella mitologia: leggenda narra infatti che “la dea Venere, correndo in un bosco del monte Olimpo, cadde posando le mani su di un cespuglio di rovi, e se le graffiò malamente. Le Grazie allora cucirono delle sottilissime bende attorno alle sue dita e ai suoi palmi, affinché v’aderissero alla perfezione.” Così, secondo la leggenda, nacquero i guanti, ma in realtà già Omero nell’Odissea e Marco Terenzio Varrone nel De re rustica testimoniano l’uso dei guanti in età antica per ripararsi dal freddo o per svolgere lavori manuali.

Giovanni-Boldini-Ritratto-di-signora-in-bianco-con-guanti-e-ventaglio-1889

Per gli antichi egizi, invece, i guanti erano un importante simbolo di prestigio e avevano soprattutto valenza simbolica e liturgica: nella tomba di Tuthankamon scoperta da Howard Carter nel 1922, fu rinvenuto un paio di guanti. Chiaramente la funzione di protezione dalle rigide temperature fu tipica soprattutto delle popolazioni del nord. I barbari ad esempio, usavano guanti a manopola in pelle la cui realizzazione era difficile al punto da scatenare frequenti lotte per l’accaparramento degli indumenti. Successivamente alle invasioni barbariche, la tradizione dei guanti fu trasmessa agli europei.

È solo a partire dal IV sec. dC che il guanto perse la sua funzione di protezione dal freddo per assurgere il simbolo d’eleganza e potenza. Nel medioevo i guanti si arricchiscono di pietre preziose e vengono realizzati in velluto e tempestati di gemme, mentre i cavalieri li avevano in maglia d’acciaio, per poter sollevare le pesantissime spade durante i combattimenti. In quel periodo un decreto proibiva alle donne di indossare i guanti, potevano essere indossati solo dagli uomini perchè rappresentavano un simbolo dell’autorità maschile. Le cerimonie d’investitura dei feudatari prevedevano appunto, la donazione di un paio di guanti da parte dell’imperatore. Solamente nel IX sec. le donne poterono indossare i guanti e ne fecero degli oggetti lussuosi e meramente decorativi realizzati con tessuti preziosi, ricami, bottoni e gemme. Il mercato dei guanti fu gestito soprattutto dagli artigiani francesi e italiani che facevano a gara a chi riuscisse a fabbricarne di più originali: ad esempio fu molto di moda ricamare sui dorsi, con fili d’oro e d’argento, gli stemmi di famiglia. Tra i guanti in assoluto più preziosi nons i può non citare quelli veneziani, che furoreggiarono nel sec. XIII e venivano confezionati in stoffe rarissime e coperti di pietre provenienti dai mercati d’Oriente con cui la Serenissima intratteneva rapporti commerciali. Ma fu proprio in quel periodo che il guanto divenne anche un simbolico strumento sia di sfida a duello, lanciato o sbattuto sprezzantemente sul volto dell’avversario. I guanti italiani, considerati più raffinati, profumati, intagliati, diventarono di uso sempre più frequente e furono sempre più famosi all’estero, si iniziò a profumare i guanti durante la concia affinchè rimanesse inalterato il profumo nel tempo e si iniziò anche a fabbricare guanti “avvelenati”. Illuminante in tal senso il testo “Il profumo” di Patrick Süskind. Durante il Rinascimento, si usavano guanti dorati con fenditure per gli anelli.

I guanti gialli – Giovanni Boldini 1885

Nel XIX secolo, i guanti rappresentano sempre di più l’ideale di distinzione femminile, si userà regalarli ed offrirli in una scatoletta di raso cosparsa di un soave profumo di violette. Interessante le indicazioni de Il “Corriere delle Dame” in proposito: “una signora, più o meno ben guantata indica la delicatezza del proprio gusto, delle proprie abitudini, tanto più che la moda dei braccialetti richiama “lo sguardo verso la mano. I guanti per conseguenza devono essere freschissimi” e rigorosamente in tonalità tenui come il rosa pallido, verde chiaro, violetta di Parma, ortensia. Nella Belle Époque i guanti furono più che mai un accessorio indispensabile perché dovevano proteggere le mani delle donne che non dovevano mai apparire screpolate. La morbidezza delle mani equivaleva infatti alle buone maniere e ad un’educazione elevata. I guanti continuano ad avere un importante ruolo nel completare il look fino alla prima metà del XX secolo, di questo periodo sono le elegantissime creazioni di Hermés, Elsa Schiaparelli, Christian Dior e molti altri stilisti, purtroppo con la contestazione del 1968 divennero un simbolo borghese e furono quindi abbandonati, solo negli ultimi anni si sta assistendo ad una rinnovata ricerca dell’eleganza e quindi ad un ritorno di questo raffinatissimo accessorio. Ad oggi i guanti sono indubbiamente di grandissima attualità e sono tornati prepotentemente di moda, e, adeguatamente lavati e disinfettati potrebbero rappresentare una valida ed elegante alternativa ai monouso di plastica.

Ritratto di gentiluomo anziano coi guanti – olio su tela (90×75 cm) -Lorenzo Lotto

Il valore simbolico dei guanti è da sempre così tanto imponente da essere spesso celebrato anche nel mondo dell’arte dai più grandi artisti come simbolo di nobiltà e ricchezza: basti pensare al “Ritratto di gentiluomo anziano coi guanti” di Lorenzo Lotto databile al 1543 circa e conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano o al “Ritratto di giovane uomo” realizzato da Tiziano Vecellio dove il guanto è rappresentato in un colore differente rispetto all’abito ed infilato in una sola mano come simbolo di estrema eleganza.

Tiziano – Ritratto di giovane uomo

Durante il romantico Ottocento, in Italia Giovanni Boldini dipinge con grande accuratezza la società del suo tempo e, soprattutto, i salotti dell’alta borghesia. Le sue donne sono raffinate, flessuose, seducenti ed ammalianti e sfoggiano abiti eleganti, come nel caso del “Ritratto della Marchesa Casati con levriero” e del “Ritratto della Signora in bianco con guanti e ventaglio” o ancora de “La Senna”. In Francia, nello stesso periodo Henri de Toulouse-Lautrec dipingeva “La donna con i guanti”, un ritratto che appartiene agli “studi” che l’artista effettuava all’aperto, nel giardino del padre Forest a Montmartre, nel periodo 1888-1891. La giovane donna rappresentata guarda altrove, come se fosse ritratta a sua insaputa, l’immagine nell’insieme è elegantissima: un profilo che appare da dietro una veletta, la mantella con colletto e la mano guantata che tiene un ombrellino, un insieme di elementi che sembrano raccontare la personalità della donna dipinta.

Henri de Toulouse Lautrec – La donna con i guanti – 1890

Dopo pochi decenni linee più spezzate, fuggenti e veloci si affacciano nel panorama mondiale dell’arte: sono le opere degli artisti futuristi, Marinetti, Boccioni, Carrà e Tamara de Lempicka, tra i più noti. Il connubio arte e moda rimane però prepotente, soprattutto nelle opere della De Lempicka che richiamano la modernità e la velocità dell’estetica Futurista e celebrano la ruggente società degli anni 20: simbolico in tal senso il più famoso “Autoritratto sulla Bugatti verde” del 1929 dove la pittrice si raffigurò in caschetto e guanti di daino alla guida di una Bugatti rivendicando un ruolo che fino ad allora era stato solo maschile.

Autoritratto Tamara – Bugatti verde 1925

I guanti hanno quindi avuto un importantissimo ruolo sociale e simbolico ed è dunque normale che le regole del galateo sull’utilizzo dei guanti siano altrettanto importanti e, pur essendo mutate nei secoli, è doveroso segnalare le attuali indicazioni in fatto di utilizzo dei guanti e bon ton. Perché si dice “trattare con i guanti bianchi?” in realtà la frase nacque in Francia ed originariamente era “trattare con i guanti gialli, che nell’Ottocento erano considerati di grande eleganza. Il detto aveva un carattere ironico e si riferiva alla delicatezza che si doveva avere nel trattare con persone suscettibili per non accendere eventuali ire. Il passaggio ai guanti bianchi fu realizzato in virtù del colore dei guanti di maggiordomi e camerieri che indossavano guanti di stoffa di quel colore.

Ragazza in Verde – 1930

Come si indossano i guanti?

Il galateo ci indica che i guanti si indossano sempre: in strada, nei luoghi pubblici e durante alcune funzioni pubbliche. Si indossano anche se si incontra qualcuno per strada ma se la signora ha la mano nuda allora l’uomo si toglierà il guanto per salutarla, viceversa se la signora indossa i guanti li manterrà per salutare l’uomo ma sarebbe preferibile rimuovere il destro per salutare una donna. La regola aurea è che il guanto non deve mai essere sfilato in velocità, quindi se si è impedita da borsette e pacchetti è preferibile tenere il guanto. La meravigliosa Rita Hayworth, sensuale ed elegante in una delle scene più famose di Gilda rimaste nella nostra memoria collettiva, sfilava i guanti con lentezza e femminilità. Tuttavia, senza dover improvvisare uno spettacolo ogni qualvolta ci si toglie un guanto, è bene sapere esattamente come vanno sfilati: si utilizza il pollice e l’indice della mano opposta per pizzicare le punte e, nello sfilare i guanti, si prosegue nella conversazione senza guardare verso i guanti in modo che il gesto risulti più naturale possibile.

Rita Hayworth

In generale: si indossa un solo guanto, il sinistro, quando si entra in una casa e dopo il saluto, ci si toglie anche l’altro, quando si entra in Chiesa, quando si entra in un ufficio in cui sia necessario usare la mano destra. È necessario togliere i guanti in casa, al ristorante ed al bar, nel palco o nella poltrona in teatro o al cinema e in tutte le occasioni in cui si lascia il cappotto al guardaroba a meno che i guanti non costituiscano un complemento dell’abito da sera, in questo caso si potranno tenere anche per salutare i padroni di casa e gli altri ospiti fino al momento di sedersi a tavola. Una buona regola generale in realtà è quella di togliere i guanti se ci si saluta o presenta ma, come detto, se le tempistiche non lo consentono non si sfilerà di corsa il guanto destro. Le regole attuali del distanziamento sociale e l’impossibilità di “darsi la mano” ci consentono di tenere i guanti durante i saluti. Altra regola aurea è che non si indossano i gioielli sui guanti.

Rita Hayworth

Come scegliere i guanti?

Per la scelta dei guanti è importante conoscerne le tipologie. I guanti al polso vanno dai 5 agli 8 cm e si possono indossare con le maniche lunghe e le maniche 3/4, ma sono adatti anche alle maniche corte in primavera ed estate. I guanti sotto al gomito variano dai 18 ai 20/25 cm e dovrebbero accompagnare gli abiti a manica corta ma sono adatti anche alla manica a 3/4. Questa misura può essere indossata con il cappello. I guanti sopra al gomito invece, vanno dai 30 ai 40 cm ed è la lunghezza perfetta per il guanto da opera. Questa misura oggi può essere utilizzata anche con cappotti con maniche 3/4 o con le mantelle. Infine, troviamo i guanti da 50/60 cm, che arrivano quasi alla spalla e quindi devono essere utilizzati con abiti senza spalline.

La Vie En Blanc Atelier

Per le cerimonie nuziali è importante sapere che non si possono indossare guanti lunghi se l’abito da sposa ha le maniche, questi potranno essere indossati solo se l’abito è senza maniche e in Chiesa, ovviamente, l’abito sarà arricchito di una stola o un bolerino. Al contrario, i guanti corti possono essere indossati dalle spose con un abito con maniche lunghe o a tre quarti. Una volta entrate in Chiesa i guanti da sposa dovranno essere sfilati ed appoggiati vicino al bouquet, sarà infatti importante avere le mani libere durante la cerimonia per lasciare il giusto spazio alle fedi. Questa piccola empasse oggi si può superare facilmente con i guanti da sposa in pizzo senza dita che possono essere tenuti per tutto il tempo della funzione religiosa e, successivamente al ricevimento. Protagonista dell’ultima collezione de La Vie En Blanc Atelier sono stati proprio i guanti, preziosi ed eleganti accessori ed alleati per le nozze: “Abbiamo ideato e realizzato una collezione di sognanti abiti in duchesse, mikado e chiffon – afferma la titolare Giorgia Albanese – costruite su misura dalle nostre sarte con tessuti preziosi ed eleganti, in abbinamento con pregiati ed elaborati guanti, accessori straordinari ed accattivanti, raffinati e tradizionali che tornano così di grande attualità”.

Se invece si prediligono i guanti “classici”, questi potranno essere nuovamente indossati al termine della cerimonia e dovranno essere tolti nel momento in cui ci si siede a tavola. Per le invitate invece, il consiglio è quello di abbinare i guanti al vestito o al cappello, seguendo, in ogni caso, le comuni regole di buon gusto nell’accostamento dei colori. Fondamentale infatti sarà evitare colori troppo appariscenti ed accesi.

Merola Gloves

Sono moltissime le aziende che producono guanti ma poche sono quelle che hanno fatto del Made in Italy la loro filosofia di vita e di lavoro. Tra queste non possiamo non citare Merola Gloves, storica realtà giunta alla quarta generazione: alla fine degli anni ’60 infatti, Alberto Merola, realizzava un prodotto “Made in Italy”, fatto a mano con tecniche artigianali tradizionali. Oggi, sotto la direzione tecnica di Alberto Merola e dei suoi figli Stefano e Claudia lavorano molti collaboratori e la capacità produttiva annua totale è di 30.000 paia di guanti, che sono distribuiti in tutta Italia e nel mondo. L’archivio di Merola Gloves è stato dichiarato Patrimonio Culturale e, nel 2014 il giornalista Franco Biancacci, scrive “L’abito delle mani”, un interessante testo di successo che fa parte del progetto dedicato alla promozione della moda del Novecento e che si basa proprio su un’idea editoriale dell’artigiano-imprenditore Alberto Merola.

Merola Gloves

Una divertente curiosità riguarda infine, la divina Callas: sembra infatti che quando assisteva alle performance delle sue colleghe, tenesse sempre i guanti per poterle applaudirle, senza passare per invidiosa, rendendo però meno fragoroso il suono dell’applauso.

Di Erika Gottardi